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Recensione |
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Le otto composizioni originali di Salvatore Arena danno vita ad un progetto che è una preziosa rarità per il mondo jazz.
Scrivere composizioni per un quartetto jazz, che veda come protagonista il fagotto,significa avere il controllo su un’infinità di timbri, suoni e linguaggi ed attingere motivazione e filosofia di composizione dalla pura ricerca di nuove sonorità. La ragione compositiva del disco nasce in una sorta di mattino iniziale, denso di rinnovamento dei suoni e di ricerca degli spazi.
E’ chiaro che non c’è scelta senza travaglio, senza elaborazione, senza uno sforzo evolutivo: questo lavoro primo del musicista siciliano è il risultato di una scelta di linguaggio, di stile e di creatività, maturato, pensato e deciso in un normalissimo eppur nuovo Venerdì mattina: “New Friday morning”.
Una produzione moderna e fresca, che gioca sull’intensa capacità espressiva dell’interplay, appassionata e veloce, guizzante di suoni e alla ricerca di nuove identità creative, ove si coniugano intensità emotiva e razionalità del pensiero.
Salvatore Arena ha al suo attivo diverse esibizioni come primo fagotto in numerose orchestre Sinfoniche Europee, sotto la guida di direttori d’orchestra come G. Garbarino, D. Gatti, S. P. Mianiti, P.Bellugi, G. Gaslini, F. Ventura, R. Serio,M. Rota, nonché numerosi concerti con diversi gruppi da camera. Si muove senza difficoltà dallo stile rigoroso della musica classica alla creatività e all’improvvisazione del Jazz, riuscendo, in quest’ultimo repertorio, a conferire al fagotto un fraseggio swing poco comune ed una sonorità omogenea ed elegante. Originalità e virtuosismo fanno di lui uno dei più apprezzati fagottisti italiani
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